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Ansia sociale

I quadri di ansia sociale si caratterizzano principalmente per la presenza di una forte sensibilità al giudizio esterno.
In relazione a questo la persona ha paura e ansia marcate in una o più situazioni sociali nelle quali può essere in qualche modo esposta al possibile esame da parte di altre persone. Il disagio può manifestarsi all’interno delle comuni interazioni sociali (ad es. nell’intrattenere una conversazione o nell’incontrare persone che non si conoscono), quando si può essere osservati (ad es. mentre si beve o si mangia per cui potrebbero avere difficoltà ad andare al ristorante o a una cena con amici o colleghi) o quando devono eseguire una prestazione di fronte ad altre persone (come parlare in pubblico, suonare, ballare…).
Le persone con ansia sociale temono di agire in un modo per cui saranno valutati dall’altro come stupidi o poco intelligenti, imbranati, incapaci, impacciati, ansiosi, deboli, pazzi, noiosi, sgradevoli, brutti e comunque negativamente.
Una preoccupazione secondaria riguarda in questi quadri le manifestazioni neurovegetative e comportamentali più visibili dall’esterno: la persona teme di manifestare segni di ansia e imbarazzo come arrossire, tremare, sudare o inciampare nelle parole ed essere giudicata negativamente anche per queste.
È importante sottolineare come la presenza di ansia da prestazione e più in generale una occasionale paura in situazioni sociali sia comune sia nei bambini, sia nella popolazione generale e non ha ragione di essere considerata come patologica. Il disagio inizia ad assumere caratteristiche patologiche nel momento in cui diventa persistente nel tempo, eccessivo, pervasivo, causa disagio significativo alla persona e compromette il suo funzionamento sociale, scolastico o lavorativo.

Nel caso del disturbo d’ansia sociale le situazioni sociali provocano sempre ansia marcata e questa risposta ansiosa all’esposizione alle situazioni sociali può variare da un’ansia anticipatoria alla comparsa di veri e propri attacchi di panico.
L’ansia anticipatoria in alcuni casi può presentarsi con ampio anticipo rispetto alle situazioni di esposizione future (così la persona può ad esempio preoccuparsi per diverse settimane in relazione a un discorso che dovrà tenere in pubblico e può ripete il discorso per molti giorni, spendendo troppo tempo per prepararlo).
L’ansia viene gestita tipicamente attraverso delle strategie di evitamento delle situazioni sociali che possono essere più evidenti e radicali, per cui la persona evita di andare a scuola o alle feste, oppure meno evidenti ed esplicite (come il preparare a lungo un discorso da fare in pubblico, la limitazione del contatto visivo con l’altro o il distogliere l’attenzione da sé indirizzandola su altri).

L’ansia e la paura nel disturbo d’ansia sociale sono ritenute sproporzionate rispetto al rischio effettivo di essere valutati negativamente oppure rispetto alle conseguenze di una eventuale valutazione negativa.
L’esordio di questa problematica avviene tipicamente nell’infanzia e solo raramente in età adulta e può esserci stato un “fattore precipitante”, un’esperienza stressante o umiliante che ne determina l’insorgenza (come l’essere stato vittima di bullismo, aver vomitato durante un discorso in pubblico o anche semplicemente cambiamenti di vita che richiedono l’assunzione di un nuovo ruolo sociale come il ricevere una promozione sul lavoro).
L’ansia sociale interferisce con il funzionamento sociale e lavorativo/scolastico della persona. Sono infatti frequenti gli abbandoni scolastici in relazione all’ansia da esposizione, prestazione e confronto con gli altri e le difficoltà nel trovare un’occupazione che richiede molto spesso di sostenere un colloquio valutativo preliminare ed espone frequentemente a un giudizio sul proprio operato. In certi casi l’ansia da giudizio ed esposizione impedisce anche le attività ricreative, sportive e culturali che prevedano interazione sociale. Le conseguenze nel lungo termine possono essere importanti sia in termini socio-economici, sia sulla qualità della vita.
È importante sottolineare che sebbene chi ha ansia sociale possa tipicamente essere timido o ritirato, la timidezza non è da considerarsi patologica ed è anzi un tratto di personalità molto apprezzato in certe culture. Analogamente qualora una persona abbia difficoltà a parlare in pubblico, ma non viva la cosa con disagio e il suo lavoro non preveda questo tipo di attività, non si ha motivo di considerarlo un problema in quanto non sono presenti né disagio, né compromissione del funzionamento. Molto diverso sarebbe il caso di un musicista che a causa dell’ansia sociale non riesce più a suonare in pubblico.

Accanto a un bicchiere di vino (di Wislawa Szymborska)

Con uno sguardo mi ha resa più bella,
e io questa bellezza l’ho fatta mia.
Felice, ho inghiottito una stella.

Ho lasciato che mi immaginasse
a somiglianza del mio riflesso
nei suoi occhi. Io ballo, io ballo
nel battito di ali improvvise.

Il tavolo è tavolo, il vino è vino
nel bicchiere che è un bicchiere
e sta lì dritto sul tavolo.
Io invece sono immaginaria,
incredibilmente immaginaria,
immaginaria fino al midollo.

Gli parlo di tutto ciò che vuole:
delle formiche morenti d’amore
sotto la costellazione del soffione.
Gli giuro che una rosa bianca,
se viene spruzzata di vino, canta.

Mi metto a ridere, inclino il capo
con prudenza, come per controllare
un’invenzione. E ballo, ballo
nella pelle stupita, nell’abbraccio
che mi crea.

Eva dalla costola, Venere dall’onda,
Minerva dalla testa di Giove
erano più reali.

Quando lui non mi guarda,
cerco la mia immagine
sul muro. E vedo solo
un chiodo, senza il quadro.

Per dati e criteri diagnostici riportati si è fatto riferimento al DSM V (American Psychiatric Association 2014). Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali. Quinta edizione. Raffaello Cortina Editore. © Testi soggetti a copyright.

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Dott.ssa Francesca Palma