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Agorafobia

L’agorafobia è un quadro che si caratterizza per la presenza di paura e ansia marcate in almeno due situazioni tra le seguenti:

  1. utilizzo di trasporti pubblici (per esempio automobili, bus, treni, navi, aerei, ecc..);
  2. trovarsi in spazi aperti (per esempio parcheggi, mercati, ponti, piazze);
  3. trovarsi in spazi chiusi (per esempio negozi, teatri, cinema);
  4. stare in fila oppure tra la folla;
  5. essere fuori casa da soli.

In particolare la persona teme queste situazioni e le evita in quanto ritiene che da queste potrebbe essere difficile fuggire (“non posso uscire da qui”) oppure potrebbe non essere disponibile soccorso (“non c’è nessuno che possa aiutarmi”) nell’eventualità si presentino sintomi di tipo panico (v. disturbo di panico) o altri sintomi invalidanti o imbarazzanti (vomitare, sintomi dell’intestino irritabile, incontinenza o, negli anziani, paura di cadere). Nei bambini il timore può essere quello di sentirsi persi e disorientati.
Si tratta di una paura che, come per le altre “fobie”, non insorge solo occasionalmente, ma è presente quasi sempre quando la persona si trova esposta a queste situazioni o ne prevede l’esposizione.
Inoltre si tratta di una paura sproporzionata rispetto al reale pericolo posto dalla situazione. Certe paure e preoccupazioni come ad esempio l’uscire di casa o guidare durante un forte temporale possono essere infatti in una certa misura ragionevoli, così come attraversare un parcheggio o usare i servizi di trasporto pubblici in un’area considerata rischiosa per l’elevato tasso di criminalità. Per la persona con agorafobia possono invece provocare ansia situazioni ordinarie come il guidare l’auto e prendere l’autostrada, andare al cinema, attraversare un ponte o semplicemente uscire di casa da soli.
L’evitamento delle situazioni agorafobiche può in certi casi essere connesso alla presenza di altre patologie come sindrome dell’intestino irritabile o malattia di Parkinson, per cui in questi casi è necessario valutare quanto l’ansia e l’evitamento presenti siano proporzionati o invece eccessivi rispetto a quanto ipotizzabile in relazione alla condizione medica e quanto disagio e compromissione comportino per la persona.

Spesso le persone con questo tipo di difficoltà possono sviluppare tutta una serie di strategie di evitamento delle situazioni ansiogene, mantenendo un discreto funzionamento nei diversi ambiti di vita pur tagliando dal proprio quotidiano diverse tipologie di esperienze (ad esempio utilizzano la strada normale invece dell’autostrada, evitando percorsi stradali che prevedano l’attraversamento di ponti, trovano un lavoro vicino a casa per non utilizzare i trasporti o si fanno consegnare spesa e acquisti a domicilio per non entrare nei negozi e nei supermercati). In altri casi la compromissione può diventare invece importante e la persona può trovarsi costretta in casa e nell’impossibilità di uscire. In certi casi le situazioni e l’uscire di casa vengono affrontate con la presenza di un accompagnatore come un amico, il partner, un familiare.

Per l’agorafobia, come per gli altri disturbi è fondamentale il criterio di persistenza. È infatti comune sperimentare un’occasionale stato di paura nelle situazioni agorafobiche sopra elencate, tuttavia l’intensità, la sistematicità dell’esperienza ansiosa e il suo perdurare nei mesi vanno a costituire un indicatore di patologia.
La paura e l’ansia che si vivono nelle situazioni agorafobiche possono variare per intensità e in certi casi assumere la forma di un vero e proprio attacco di panico.
Le conseguenze del perdurare di una condizione come quella descritta si possono facilmente immaginare e riguardano assenze da scuola o da lavoro, abbandono scolastico, disoccupazione e in generale ripercussioni sociali ed economiche importanti e nella qualità di vita. Oltre a questo il perdurare di una situazione di panico può portare all’insorgenza di quadri secondari di tipo depressivo o all’utilizzo di sostanze come modalità, chiaramente inappropriata, di gestione dei sintomi.
È quindi importante intervenire il più precocemente possibile per evitare l’aggravarsi e il cronicizzarsi della situazione.

Per dati e criteri diagnostici riportati si è fatto riferimento al DSM V (American Psychiatric Association 2014). Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali. Quinta edizione. Raffaello Cortina Editore. © Testi soggetti a copyright.

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Dott.ssa Francesca Palma