Ansia, fobie e panico
La paura del pericolo è diecimila volte più spaventosa del pericolo vero e proprio, quando si presenta di fatto davanti ai nostri occhi; e l’ansia è una tortura molto più grave da sopportare che non la sventura stessa per la quale stiamo in ansia.
L’ansia, nonostante venga spesso demonizzata, è in realtà una risposta automatica e adattiva che insorge in relazione all’attivazione del sistema nervoso autonomo in situazioni di pericolo e ci motiva ad azioni di tipo protettivo rispetto al pericolo stesso.
Pensiamo semplicemente all’ansia prima di un esame scolastico. Entro certi livelli è quella che ci dà la spinta a prendere il libro e a cominciare a studiare. Analogamente potremmo considerare l’emozione della paura, sorella gemella dell’ansia, come adattiva e con una sua funzione dal punto di vista evoluzionistico. L’esempio che faccio sempre è quello della gazzella nella savana che vede il leone e non prova paura. In questo caso la gazzella non avrà la motivazione a fuggire e probabilmente finirà preda del leone.
Ci sono tuttavia situazioni in cui l’ansia diventa eccessiva, persistente o pervasiva, come nel caso dell’ansia generalizzata o situazioni in cui insorge in modo sproporzionato rispetto a elementi che non giustificherebbero quel livello di attivazione (ad esempio la paura dei ragni o degli spazi chiusi, o dell’aereo…).
Il problema insorge tipicamente in quanto il sistema nervoso autonomo non si attiva solo nel momento in cui c’è effettivamente pericolo, ma anche quando immaginiamo che ci sia. Pertanto potremo avere una risposta ansiosa anche quando questo pericolo effettivamente non è presente o è ridotto e non giustificherebbe un’attivazione tanto intensa.