Disturbo da disregolazione dell'umore dirompente
Il disturbo da disregolazione dell’umore dirompente è un quadro che si inserisce all’interno dei disturbi depressivi e si caratterizza per la presenza di un umore costantemente irritabile o arrabbiato ed episodi frequenti e ricorrenti di discontrollo comportamentale estremo. In particolare si osservano scoppi di collera ricorrenti (tre o più volte nel corso di una settimana), che si manifestano attraverso modalità verbali (la rabbia viene espressa attraverso l’uso del linguaggio) o comportamentali (nella forma di aggressioni fisiche a persone o proprietà).
Questa condizione per raggiungere la soglia clinica necessita di presentarsi con carattere di persistenza. Per cui le manifestazioni devono essere presenti per almeno un anno e in almeno due contesti differenti (ad esempio a scuola, in famiglia e con i coetanei) ed essere gravi in almeno uno dei contesti.
Si tratta di condizioni che si ritrovano nell’infanzia, nella fascia di età 7-18 anni con comparsa dei sintomi prima dei 10 anni di età, le quali successivamente evolvono spesso in quadri ansiosi o depressivi (unipolari).
Il disturbo da disregolazione dell’umore dirompente causa una compromissione del funzionamento su più livelli.
A livello sociale e scolastico, la scarsa tolleranza alle frustrazioni e l’umore costantemente irritabile complicano il rapporto con i coetanei e con gli insegnanti e compromettono il rendimento scolastico e la capacità di partecipare anche ad attività che i compagni tipicamente trovano piacevoli.
Parallelamente anche la vita familiare viene resa difficile dai frequenti scoppi di collera del bambino o ragazzo, con ripercussioni emotive anche sui familiari.
Tra chi presenta il disturbo da disregolazione dell’umore dirompente è comune l’assunzione di comportamenti a rischio e la comparsa di ideazione suicidaria.
In questi casi, ma in generale per tutti i tipi di problematiche che esordiscono in età evolutiva, è di fondamentale importanza la partecipazione dei genitori al processo terapeutico. Il lavoro si porta infatti avanti parallelamente sia con il bambino, sia con la coppia genitoriale nei casi in cui questa sia presente.
In questo modo si lavora con il bambino a partire da quello che viene definito monitoraggio metacognitivo, quindi sul riconoscimento di pensieri ed emozioni e sulla loro adeguata espressione; e parallelamente si lavora anche con i genitori sullo sviluppo di nuove competenze emotive, cognitive e metacognitive fondamentali per promuovere nel bambino adeguate capacità integrative (l’utilizzo di tutti i nostri sistemi di memoria in modo integrato) e di conseguenza adeguate capacità di regolazione emotiva.